Il confine tra Libano e Israele
Il 12 luglio 2006 iniziava la guerra tra Israele ed Hezbollah, un conflitto durato un mese e terminato con un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite. E’ stata solo l’ultima guerra in una serie di conflitti quasi ininterrotti che hanno martoriato questa regione dal 1978 in poi. La “guerra di luglio” ha causato la morte di più di un migliaio di persone, la maggior parte delle quali civili libanesi, e gravi danni alle infrastrutture del Libano. Moltissimi civili sono scappati dal Libano del Sud, dove ancora oggi alcune zone rimangono inabitabili a causa delle bombe inesplose.
Dieci anni dopo, israeliani e libanesi si guardano ancora attraverso il filo spinato, senza nessuna possibilità di comunicazione. Mentre lo scenario geopolitico dell’intero Medio Oriente in questi anni è stato completamente sconvolto, sulla linea di confine tra questi due paesi nulla sembra essere cambiato da quell’estate rovente: vige una tregua armata, che solo la presenza della missione Unifil contribuisce a garantire. Il conflitto sembra come sospeso, congelato in una stasi carica di tensioni.
La missione Unifil, a guida italiana, opera sul lato libanese del confine e consta di circa 10.00 uomini: oltre ad avere lo scopo di mediare fra le due parti e coadiuvare l’esercito libanese nel controllo del territorio, è incaricata dall’ONU di delineare con precisione la Blue Line, il confine tra i due paesi: una linea che corre su e giù per colline e monti brulli e pietrosi per centoventi chilometri, in molti punti ancora indefinita.
Il territorio dai due lati è stato segnato da questi lunghi decenni di conflitto: in primo luogo dalle distruzioni, ma anche da monumenti in memoria delle vittime, dei martiri, dei carnefici, degli eroi. Le immagini li percorrono e li mettono in relazione indagando la rappresentazione della memoria del conflitto e la costruzione di identità contrapposte ai due lati della barriera.
Questo progetto è tra i finalisti di Aftermath Project 2013