KUWAIT 1990 – 2010
Due decenni sono passati da quando, nell’agosto 1990, le truppe di Saddam Hussein varcarono la sottile linea tracciata in mezzo al deserto che divide l’Iraq dal piccolo e ricco emirato del Golfo. Un’altra guerra, più recente, ha spodestato il dittatore. Di lui a Kuwait City rimane la testa, una enorme testa bronzea, tagliata dagli americani a Tikrit all’indomani dell’occupazione dell’Iraq e regalata al Kuwait. E’ stata collocata nel museo “Bait Al Watani”: un compendio della memoria dell’invasione irachena e della sua rappresentazione da parte dei kuwaitiani. Qui si trovano spaventevoli fantocci di militari iracheni che torturano civili, foto d’epoca di soldati in tenuta anti batteriologica, diorami dei tank di Saddam che entrano a Kuwait city. Nell’area residenziale di Al Qurain, tra marciapiedi tirati a lucido e tettoie che proteggono le limousine dall’arroventato sole estivo, un edificio di mattoni rossi porta ancora i segni di una battaglia cruenta. Era la villa che faceva da base al gruppo armato “Messila”, un’unità di resistenza kuwaitiana che combatteva gli occupanti in segreto. Il posto fu scoperto dagli iracheni solo pochi giorni prima dell’attacco alleato. Scoppiò una lunga battaglia, che lasciò dodici vittime tra i resistenti. L’edificio è stato lasciato così in ricordo degli avvenimenti, visitato ogni tanto da giovani kuwaitiani in cerca di eroi nazionali.